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Il rally Città di Lucca

by / lunedì, 31 Luglio 2017 / Published in Notizie dall'associazione, Notizie varie

Possiamo ben dirlo: tornati tutti sani e salvi. A questo punto s’impone il resoconto finale, alla luce di quanto successo ieri, dove un altro incidente ha funestato una manifestazione sportiva motoristica (la 47° cronoscalata Malegno-Ossimo-Borno, in Valcamonica, già nell’edizione cattivo presagio).

Tralasciando le ovvie ma doverose condoglianze alla famiglia del povero collega, reo solamente di non avere come hobby il “burraco” o la più pericolosa “goriziana”, dedicando invece sembra con passione e dedizione il proprio tempo libero ai motori e alle auto da corsa, e agli auguri di pronta guarigione all’altro collega e all’equipaggio coinvolto, bisogna nuovamente soffermarsi a pensare dove questo sport sta andando a finire.

Da una parte vetture sempre più performanti con prestazioni ormai paragonabili ai mitici ed indimenticati “Gruppi B”, eliminati dalle gare proprio per la loro estrema pericolosità, dove lo spettacolo ma soprattutto il mercato, implica comunque esigenze aimè non compatibili con le strade e gli spazi dove questi stessi bolidi vengono fatti correre. Dall’altra un aumento vertiginoso dei costi organizzativi che impone quindi drastiche riduzioni di personale addetto a scapito della sicurezza stessa: il classico gatto che si morde la coda.

Due esempi fra tutti, e sono quelli di cui sono stato testimone io ieri, ma a cui se ne possono aggiungere sicuramente altri.

Come primo caso, postazione di fine prova immediatamente dopo un tornante secco a destra dove la postazione dei Crono, unica possibile, si trovava in piena traiettoria. Il responsabile, titubante fino al mio arrivo, ha spostato il suo tavolino almeno quattro volte prima di trovare una collocazione definitiva, abbarbicato su un muro, lontano dalla macchina che preventivamente gli avevo fatto spostare. Considerate che per esigenze di servizio in alcune postazioni la necessità di una fonte di energia unita ad una adeguata copertura per le delicate e preziose attrezzature è d’obbligo, pena la non fattibilità della manifestazione.

Avevo portato con me mio figlio Alessandro al quale si era unito Pietro, il figlio di Simone, un suo quasi coetaneo amante anche lui delle macchine da rally, e la pericolosità del luogo mi hanno fatto optare per la soluzione alternativa “Moncada”, che col suo fare da marescialla, ha gestito allo “Stop” in maniera più che egregia i due piccoli appassionati.

Solo l’arrivo di una rotoballa di fieno ha smorzato un pochino il desiderio dei due crono di prendere baracche e burattini e rientrare ai propri lidi.

Secondo caso, tornanti precedenti alla postazione testé descritta, assolutamente non presidiati dove però il pubblico assiepava le scarpate e i piccoli spazi rubati alle sterpaglie e ai rovi. Gruppi di ragazzini seduti sull’asfalto a gambe incrociate a mo’ di siesta in piena traiettoria o aggrappati ai guardrail sempre in posizione critica. Vista la ripetitività delle mie rimostranze puntualmente inascoltate, ad un certo punto ho provato, usando la diplomazia che mi contraddistingue, a spiegare con esempi concreti i possibili effetti, a seguito di un problema ai freni, o alla perdita di aderenza di una vettura, situazione assolutamente plausibile vista la pendenza del tratto finale della prova. Successivamente il menzionare gli avvenimenti drammatici trascorsi, faceva momentaneamente spostare gli arditi, ma dopo un po’ i nuovi arrivi riproponevano il problema arrivando al punto di dover fare intervenire gli apripista, e spostando due commissari, Tiziano e Renato, nei tornanti incriminati, lasciando comunque sguarnite le postazioni precedenti.

Ora, non sarebbe il caso di valutare un po’ più accuratamente queste situazioni evidenti a me che fondamentalmente sono ancora neofita?

Mi rendo conto che sto diventando tedioso e ripetitivo, al limite della nausea, ma il problema è annoso e talmente lampante da far comunque pensare all’incipit col quale ho iniziato questo testo.

Per la cronaca, il rally è andato più che bene, con i due aspiranti Marshal a gestire la postazione “Stop” e l’ottimo inserimento di  Sofia, valida spalla di Mario all’ultimo intermedio.  E ancora, l’impeccabile servizio dei nuovi Marshal licenziati quest’anno, integrati perfettamente con i “vecchi”, al punto da fare da degna spalla sarcasticamente parlando, a Maurizio, uno dei sardi del gruppo.

Ancora un ringraziamento a Michela per l’ottima focaccia gustata in macchina durante il viaggio d’andata e per la disponibilità dimostrata nel gestire i due bimbi iperattivi. Peccato solo per la sua futura assenza al mondiale del prossimo anno, ma si sa, il referente impone le regole quindi.. J

Approfitto per una comunicazione di servizio: chi avesse la pettorina con più di due anni di servizio, tutta lisa e consunta dall’usura, può far richiesta a Massimo per sostituirla con una nuova ultra tecnologica, visto che nel frattempo abbiamo anche trovato il tempo di andare a prenderne due cartoni al casello di Viareggio.

Per il resto, tutti a casa e appuntamento alla prossima roulette.

                                                                                                                                                                                                              Paolo.

2 Responses to “Il rally Città di Lucca”

  1. Marisa says :

    Il resoconto del Rally di Lucca evidenzia, di nuovo e in maniera inequivocabile, che l’obiettivo sicurezza – a tutela dei commissari, fimo al pubblico – è decaduto. Questo argomento va affrontato nelle sedi appropriate con i responsabili di ruoli direttivi per evitare reazioni scoordinate o incidenti prevedibili.

  2. Leonardo Bracco says :

    Appunto importante e ribadire argomento SICUREZZA perché troppi colleghi morti nell’ultimo anno E leggere che ci si porta dei bambini in servizio e mettere in sicurezza quei bambini non fa’ figura ad un’associazione Mio pensiero è questo Si va in servizio per far il meglio per chi ci invita e dimostrare all’opinione pubblica chi sono i Marshal

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